Circa 200 persone hanno preso parte ieri mattina all' Assemblea Nazionale antirazzista che si è tenuta all'Auditorium N. Calipari del Palazzo del Consiglio Regionale a Reggio Calabria, per costruire la manifestazione nazionale del 15 dicembre a Roma e il percorso di assemblee che dovrà prepararla.
Molti gli interventi per ribadire una cosa semplice: vogliamo diritti per tutte e tutti, indipendentemente dalla provenienza. Gli attacchi alla tranquillità e alla sicurezza collettiva non vengono da fuori, ma dagli stessi soggetti che decidono le politiche assurde che criminalizzano le persone per la loro condizione oggettiva e non per le azioni che compiono: per quello che sono e non per quello che fanno.
Scelte politiche che tolgono alle comunità la libertà inalienabile di muoversi e di migrare per cercare un futuro migliore, e che rimettono la gestione e il controllo dell'inarrestabile fenomeno migratorio nelle mani degli speculatori; decisioni che mirano chiaramente ad attaccare le esperienze positive di accoglienza, come Riace, e i suoi protagonisti, nel tentativo di istituzionalizzare la criminalizzazione della solidarietà.
Politiche che mirano a dividere i poveri di questo paese e di tutta l'Europa per etnie, per distrarli dalle vere cause della loro povertà: noi vogliamo unire questi ultimi, questi sfruttati, questi lavoratori e lavoratrici, studenti e precari, contro chi ha come unico obiettivo il profitto e la predazione di interi territori, interi paesi e continenti a tutti i costi, anche con armi e guerre.
Per questo saremo in piazza il 15 dicembre, perché siamo convinti che l'Italia non voglia cedere al razzismo come risposta troppo semplice, ma altrettanto troppo sbagliata, alle frustrazioni che viviamo sulla nostra pelle.
Il gioco lo conosciamo bene, è vecchio come il capitalismo: mentre crediamo che il nostro nemico sia "l'invasore", chi ha in mano il potere ci usa e ci prende in giro per fare scempio delle nostre vite e dei nostri territori. Succede quando si incendiano capannoni per lo stoccaggio dei rifiuti, quando si sperperano miliardi per grandi opere inutili e si trascura la manutenzione ordinaria delle infrastrutture e dei servizi, quando si chiudono ospedali e si rimpinguano le tasche dei signori della sanità privata. Succede quando si ottengono milioni di voti di consenso elettorale con la promessa di fermare questi scempi e, una volta al governo, si butta tutto alle ortiche e si dà il via a opere come la TAP in Puglia.
Uniamoci, a tutte le latitudini, sfruttati di tutto il mondo! Riconosciamoci fratelli e sorelle e rovesciamo queste logiche di barbarie e violenza!
A chi dice "prima gli italiani", rispondiamo "prima gli sfruttati"!